Feeling Good

Un mondo fermo, immobile, pervaso da un'aura quasi irreale di una natura che non chiamerei ghiacciata perché non la definirebbe completamente, tralasciando quel calore impossibile che emana. Una luce quasi zenitale, un mondo in colori michelangioleschi, un mondo decisamente bidimensionale. Questo è quello a cui ho pensato ascoltando questa canzone, sicuramente fuori dal comune, distinguendosi dal movimento che accompagna solitamente la musica, anche se non si stacca completamente dallo stile dei Muse. Infatti, la cattiveria machiavellica che possiedono i soggetti delle loro canzoni mi sembra di vederla anche qui, in questo mondo surreale. Questa calma impossibile, questa natura statuaria sembra togliere all'uomo ogni potere, ogni via di vita, che la cerca anche nel testo, nello sfogo di rabbia finale, urlando "oh freedom is mine". C'è un uomo, appena svegliatosi da un metaforico sonno, dalla vita quotidiana e stressante, che apre gli occhi e vede un mondo nuovo, appunto questa realtà ideale, forse, che solo lui, però riesce a vedere ed ad abitare. Mi riporta alla mente un misterioso quadro dell'altrettanto enigmatico Salvador Dalì, la sua "Ultima cena": il suo sfondo indecifrabile, quasi un Eden che attende il Cristo, il paradiso "gabbia" di Adamo ed Eva, una vera e propria prigione da cui scappano infrangendo l'unica regola imposta loro. Il paesaggio è statico e cosparso da questa luce, che sembra di un'alba, in netta contrapposizione con la diciamo "classica" ultima cena, che ricorda più un tramonto, che qui pare più una colazione. Così il mondo che quest'uomo vede non è altro che ciò che vorrebbe vivere, un mondo immaginario dove l'unica cosa che gli manca, è la facoltà di muoversi, di viverci. Anche il ritmo placido della base riporta alla staticità, a un vero e proprio dipinto, che sì, è vivo, popolato da uccelli, libellule, alberi in fiore, ma è illusorio ed irraggiungibile. Cos'è, quindi, questo "feeling good"? L'intera realtà creatasi non è altro che un immagine del piacere, un'evocazione del benessere, un'invocazione alla felicità. Sembra proprio che i Muse volessero dipingere l'emozione, o almeno questo è quello che mi hanno trasmesso, un'atarassia eterea ma allo stesso tempo terrena. "It's a new dawn, a new day, a new life": penso che questo verso ricorrente si possa riassumere con una nuova sensazione, un nuovo piacere. Ma cosa accadrebbe se raggiungessimo questo mondo, questa atarassia immaginaria? Probabilmente cesseremo di essere uomini, perdendo ogni capacità di giudizio e di intervento o rapporto con il mondo circostante, in una specie di felicità viscosa e densa. Ci mancherebbe quella libertà che i Muse rivendicano in questo mondo. Infatti, se rimanessimo umani nell'atarassia di questo mondo, paradossalmente, avremmo il desiderio di libertà intrinseco nella nostra anima, inevitabilmente. Il mondo è immobile nel mezzogiorno, l'ombra non cambia, il tempo non scorre e l'uomo è solo, "you know how I feel"?

"I'm feeling good"?