Highway to Hell

E come si può scrivere di canzoni se non si cita in mezzo un grande classico del rock? "Highway to Hell" è forse uno dei pezzi più belli e celebri degli AC/DC, in cui credo esprimano alla perfezione la loro anima. L'intera canzone è orchestrata per enfatizzare la libertà dell'uomo, l'indipendenza ed il controllo di se stesso. Sembra quasi un uomo che cammina in una strada butterata da buche e dossi, una di quelle strade che tagliano pianure infinite. L'uomo cammina, me lo vedo ad effetto moviola con un bel sorriso soddisfatto sulle labbra, verso una direzione ignota e non rilevante, dopotutto. Intorno a lui, con una legittima esagerzioni, esplosioni e fiamme scoppiano con fragore, parti di auto e schegge di legno lo sfiorano, la camicia impolverata si scuote appena. Il potere è ciò che caratteriza questa immagine, il potere di fare, il potere di essere. Un potere che più che altro è potenzialità, il sapere di potere. Non è necessario, in fondo, distruggere tutto, ovviamente, ma la libertà che ne deriva dall'averne la capacità è certamente fuori discussione. Evitando discussioni di tipo morale o etico, che, diciamocelo, quest'uomo non lo sfiorano nemmeno, siamo sempre alla ricerca della libertà, di più libertà. Siamo infatti avidi di potere, è nella nostra natura, una natura non fondamentalmente malvagia, come sostiene Machiavelli, ma completamente estranea al concetto morale. La moralità rigida, quasi dogmatica, è proprio quello che l'uomo in strada sta lasciando bruciare alle sue spalle. I preconcetti, i pregiudizi, le tradizioni, tutte quelle regole di vita nate in una società ipocrita che le crea per nascondersi dietro un uniformalismo morale. È proprio questa lo colpa della società, dice quell'uomo, creare strutture fittizie ed inutili, forzare la gente a mostrare un perbenismo che non ha e nascondere il fango. Costruire giungle di norme comportamentali, negare l'originalità e l'individualità dell'essere umano. La società è cieca a ciò che va fuori deagli schemi, lo interpreta come un male e lo distrugge. Per questo mette "stop signs" e "speed limits" - chiariamoci, li prendo solo come metafore, perché non sto mettendo in dubbio l'importanza della sicurezza - e li impone senza criterio ben definito se non che ciò che li trasgredisce è diverso da loro. "Living easy", senza problemi di cristallo, come mi piace definirli. È molto interessante il passo in cui guarda al male, "Satan", con il quale ha chiuso, e il bene morale ed educativo che rinnega, "momma", alla quale ironicamente fa capire come si stia avvicinando alla sua "Promised Land". Ancora una volta ribadisce la sua imparzialità morale, o meglio adotta una regola di convenienza, prende in prestito il male se necessario, si avvicina al bene se il caso lo ritiene opportuno, ricorda il Margutte del Pulci, la cui unica fede è il cibo. L'amoralità della vita per lui è parte importante nel cammino verso la libertà: certo, è facile vivere convinto nei propri dogmi, ma come disse l'autore inglese Francis Bacon, "se un uomo parte con delle certezze finirà con dei dubbi". Anche se una vita può passare in assodata certezza rispetto ad una cosa, la sicurezza che ne deriva ci chiude la mente, ci impedisce di accettare la diversità, e questo succede nell'ulmo per un semplice meccanismo naturale di sopravvivenza: sa abbiamo vissuto bene con questa convinzione, perché cambiare ora? Se avessimo agito sempre secondo questo meccanismo, un solo ambizioso tiranno ci avrebbe potuto soggiogare per sempre. La libertà è il terreno perfetto per la follia, per la forza che ci spinge a cambiare, per il desiderio carnale di rivoluzione. Senza le rivoluzioni accadute fino ad oggi, non saremmo molto diversi dalle scimmie. Questa follia, questo fattore casuale che infetta l'uomo, che gli fa volre di più, che gli chiede qualcosa di diverso, è il motore dell'umanità, nel bene o nel male. Dopotutto, parlo da misero abitante del Ventunesimo secolo e non ha abbastanza esperienza per parlare in modo generale, ma credo comunque che dobbiamo molto di più alle persone che si differenziano dalla massa che a quelle che, monotone, vivono quello che gli dicono di vivere. Quindi lasciamoci a briglie sciolte, non sentiamoci costretti dal buoncostume a rimanere ingabbiati nella mediocrità, e gridiamo a chi ci vuole comandare come piccoli pupazzi di pezza fermi ed inermi, "don't stop me!"